Come una comunicazione inefficace può influire sulle cure: la voce dei pazienti oncologici

La comunicazione tra pazienti e operatori sanitari è cruciale, soprattutto nel contesto di cura paziente-centrica, in cui il paziente dovrebbe essere informato, rispettato e percepito come una risorsa attiva nel suo stesso percorso di cura. Questo ha estremo valore nelle cure oncologiche, dove il paziente affronta un trattamento particolarmente lungo e complesso.

Uno studio condotto in Svezia, basato sull’analisi di 1436 segnalazioni di pazienti oncologici o dei loro familiari raccolte tra il 2016 e il 2020 tramite specifici comitati consultivi, ha rivelato che oltre la metà dei pazienti (51%) ha riscontrato difficoltà legate alla comunicazione durante il percorso di cura.

 

Il valore delle parole: come possono fare la differenza

Le principali aree su cui si sono concentrate le segnalazioni sono la condivisione delle informazioni, l’interazione operatore-paziente e la partecipazione attiva del paziente, lungo tutto il percorso di cura, dalla diagnosi alle cure palliative. Alcuni pazienti, ad esempio, hanno riferito di non aver ricevuto informazioni sulla loro diagnosi o sui risultati dei test, anche dopo averle richieste. Altri hanno notato che il personale sanitario, a causa del poco tempo a disposizione, non è sempre stato in grado di ascoltarli o rispondere alle loro domande.

In alcuni casi, i pazienti hanno riferito di essere stati contattati per comunicazioni importanti in momenti o modalità non ottimali, come per telefono, in luoghi pubblici o senza il supporto di un familiare o un amico. Una relazione positiva e una buona interazione tra medico e paziente sono fondamentali per rafforzare la fiducia e il benessere del paziente, riducendo ansia e stress. Per questo motivo è utile riflettere sulle esperienze di quei pazienti che hanno riferito di non sentirsi pienamente ascoltati o di aver percepito che i loro sintomi e le loro preoccupazioni non fossero stati compresi appieno. Allo stesso modo, è importante considerare le segnalazioni di alcuni pazienti che si sono sentiti fraintesi, contrastati o non sufficientemente coinvolti nelle decisioni riguardanti le loro cure.

Anche la privacy è emersa come un tema importante in alcune situazioni, dove conversazioni delicate si sono svolte in ambienti che non garantivano sufficiente riservatezza.

 

Dalla diagnosi al trattamento: quando il sistema mostra delle criticità

La maggior parte delle osservazioni coinvolte riguardava le modalità di cura e trattamento. Errori diagnostici, esami insufficienti e trattamenti non ottimali sono stati riportati dal 35,5% dei pazienti coinvolti, con conseguenze che avrebbero potuto essere evitate.

Sebbene meno frequenti, alcune osservazioni riguardano la difficoltà di accesso alle cure: quasi 1/6 dei pazienti avrebbe infatti segnalato tempi di attesa prolungati o mancanza di informazioni da parte del personale. Altri pazienti hanno evidenziato la necessità di un miglior coordinamento tra medici e unità ospedaliere, oltre a una maggiore continuità nelle cure. In alcuni casi, i pazienti si sono infatti trovati senza un referente stabile, hanno dovuto affrontare l’annullamento di operazioni e trattamenti o hanno ricevuto informazioni carenti in merito ai piani di dimissione o alle cure successive.

 

Conclusioni

Le difficoltà comunicative sono spesso sottovalutate nella pratica clinica ma costituiscono una delle principali cause di insoddisfazione dei pazienti. I problemi evidenziati in questo studio non riguardano solo questioni isolate, ma indicano la necessità di migliorare l'organizzazione e la cultura della comunicazione nelle strutture sanitarie.

Quello che emerge è che la limitazione di tempo è spesso un ostacolo alla comunicazione efficace nell'assistenza oncologica e, anche se non relativi a una specifica esperienza italiana, è essenziale considerare la comunicazione come una risorsa preziosa per cure oncologiche sempre migliori e orientate verso la centralità della persona.

 

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