Oltre il concetto di comunicazione medico-paziente: l’importanza del coinvolgimento del caregiver nella gestione del paziente oncologico

Sempre più studi e ricerche affermano che un'assistenza efficace per i pazienti affetti da cancro e altre malattie potenzialmente letali è necessariamente legata alle modalità di comunicazione. È noto, infatti, che i pazienti ambiscano a una comunicazione empatica da parte del medico curante, che tenga conto sia del bisogno di informazioni sia della componete emotiva individuale. L’importanza di questo aspetto si rispecchia nei dati secondo cui una comunicazione efficace e adatta alle esigenze del singolo paziente sia in grado di migliorare alcuni outcome, come la gestione del dolore e di altri sintomi, lo stress psicologico e la soddisfazione della cura.

Tuttavia, il trattamento del cancro non riguarda solo il paziente, ma coinvolge un intero ecosistema di supporto, che include in primo luogo i caregiver familiari. Per questo, l’interazione medico-caregiver risulta altrettanto fondamentale e il coinvolgimento di queste figure dovrebbe tenere conto delle loro necessità ed emotività.

La domanda, quindi, è: cosa può rendere più efficiente la comunicazione medico-caregiver?

 

Attenzione e genuinità

Secondo un’intervista svolta su una coorte di caregiver di pazienti oncologici, risulta fondamentale per queste figure l’ascolto con cura e attenzione da parte dei professionisti sanitari con cui si interfacciano. Alcuni partecipanti hanno infatti distinto tra l'attenzione dimostrata da alcuni medici nell’ascoltare "veramente" i dubbi e i bisogni a loro sottoposti e altri tipi di ascolto all’apparenza meno coinvolti.

In linea con questo tipo di comunicazione empatica, molti caregiver considerano d’aiuto e più efficace un approccio genuino da parte del medico, cioè in grado di lasciare spazio alle emozioni a scapito di una comunicazione fredda, eccessivamente “professionale” e impostata.

 

Paziente e caregiver: “una cosa sola”

Un altro aspetto importante è il coinvolgimento attivo dei caregiver. Infatti, Risulta da loro apprezzato essere coinvolti attivamente nelle conversazioni, contrastando la tendenza a una comunicazione specificatamente diretta al paziente, dove il parente si sente solo presente e non partecipe.

Questo deriva dal fatto che il familiare risulta a tutti gli effetti parte integrante del percorso di un paziente con cancro, ricoprendo un ruolo cruciale nella gestione quotidiana della malattia nell’offrire supporto fisico, emotivo e logistico. Per questi motivi emerge una forte gratitudine per i professionisti sanitari la cui attenzione è in grado di focalizzarsi sul paziente e il caregiver come "una cosa sola", sia all'interno che al di fuori di una visita medica. Infatti, il caregiver ha necessità di sentirsi considerato e supportato anche in quella che poi è la gestione del paziente al di fuori della clinica. Spesso, l’impossibilità di contattare un professionista al di fuori delle visite programmate risulta fonte di frustrazione e difficoltà e avere qualcuno disponibile a parlare in caso di bisogno è in alcuni casi percepita come la componente più rilevante del percorso di cura.

 

Comunicazione tailor-made nel rispetto delle preferenze soggettive di pazienti e caregiver

Per i caregiver risulta essenziale una comunicazione chiara e comprensibile da parte dei professionisti della salute, in grado di affrontare con disponibilità tutti i loro quesiti informativi che rimangono insoddisfatti. Spesso, infatti, in assenza di informazioni adeguate, i familiari si rivolgono a fonti esterne, come ad esempio internet. Le questioni che maggiormente rimangono non chiare a chi si prende cura di un malato oncologico sono quelle che vanno al di là dei fatti strettamente medico-scientifici, come ad esempio aspetti finanziari, confusione riguardo ai test e alle cure e incertezze relative a cosa comporti la diagnosi e la prognosi.

Tuttavia, emerge che i caregiver spesso hanno preferenze diverse sulle modalità di comunicazione rispetto ai pazienti. Ad esempio, mentre questi ultimi più spesso desiderano ricevere solo informazioni essenziali, i caregiver potrebbero voler conoscere dettagli più specifici per prepararsi meglio ai compiti di assistenza. Individuare e rispettare queste differenze risulta d’aiuto per una gestione efficace e consapevole della malattia per tutti coloro che sono coinvolti.

 

Conclusioni

Il coinvolgimento dei caregiver da parte degli oncologi e di tutte le figure sanitarie coinvolte in un percorso di cura dei pazienti con tumori risulta essenziale per un trattamento efficace dei pazienti. Approccio empatico alla comunicazione, sensibilità verso i bisogni individuali e unici dei caregiver e il loro coinvolgimento attivo nelle questioni mediche sono tutti elementi chiave per migliorare il supporto fornito ai pazienti e alla loro famiglia.

Tuttavia, l'aggiunta di una terza parte al tipico dialogo medico-paziente introduce una complessità significativa che richiede da parte dello specialista doti comunicative più attente e sofisticate. Inoltre, all'interno delle “triadi comunicative” esiste la possibilità che due individui sviluppino una cosiddetta "coalizione" nei confronti della terza parte, e sta al medico gestire attentamente queste situazioni per soddisfare le esigenze sia del paziente che del caregiver evitando di "prendere parti" e lavorando per soddisfare i desideri, a volte contrastanti, di entrambi.

In conclusione, per soddisfare le necessità dei pazienti oncologici (ma non solo) e dei loro caregiver è richiesto ai professionisti della salute uno sforzo aggiuntivo e profondamente ponderato con il fine ultimo però di ottimizzare la cura del malato e il benessere dei suoi cari.

 

Contenuti selezionati per te