Guida per i caregiver di pazienti con BPCO

La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è una malattia progressiva che coinvolge i bronchi e i polmoni e che può avere un impatto significativo sulla vita del malato. Spesso diventa necessario il sostegno di una persona (caregiver) per svolgere attività quotidiane che il paziente non è più in grado di affrontare in autonomia.
 
Quali sono le sfide e le responsabilità che il caregiver di una persona con BPCO deve affrontare? Abbiamo preparato una guida per conoscere la BPCO e sapere cosa deve fare il caregiver per offrire il miglior supporto possibile

 

Cos’è la BPCO?

Il primo passo fondamentale per un caregiver è conoscere la BPCO. Maggiore sarà la conoscenza della malattia, maggiore sarà la preparazione per gestire le situazioni di emergenza a essa correlate.
 
La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è una malattia che causa problemi respiratori persistenti a causa di un'ostruzione nelle vie aeree. Questa ostruzione, che non è completamente reversibile, solitamente progredisce nel tempo ed è accompagnata da una reazione infiammatoria a livello polmonare. L'infiammazione coinvolge diversi distretti, tra cui le vie respiratorie più grandi (causando bronchite cronica), le vie respiratorie più piccole (portando a una malattia delle piccole vie aeree) e il tessuto polmonare stesso (che può degenerare in enfisema).

 

È importante che il caregiver collabori coi medici

È fondamentale che il caregiver mantenga un costante contatto con il medico curante e lo pneumologo, diventando il punto di riferimento principale, specialmente perché il paziente potrebbe non essere sempre in grado di comunicare direttamente con loro. Prima di ogni appuntamento medico, è consigliabile dedicare del tempo a scrivere le domande da porre allo specialista per ottenere spiegazioni o approfondimenti. Questo aiuterà a evitare la necessità di chiamate ripetute per ottenere informazioni.
 
È altrettanto essenziale che il caregiver fornisca assistenza nella pianificazione delle visite mediche e nell'organizzazione della documentazione, mantenendola ordinata all'interno di una cartellina dedicata.

 

Come aiutare nella gestione dei farmaci?

Molti pazienti con BPCO richiedono una serie di farmaci per alleviare i sintomi e migliorare la qualità di vita. Il caregiver deve aiutare nella programmazione, compresa la somministrazione corretta e il monitoraggio degli effetti collaterali.
 
I farmaci più comunemente utilizzati includono i broncodilatatori, che vengono somministrati tramite inalazione per espandere le vie respiratorie e migliorare il flusso d’aria. In situazioni di BPCO grave o acuta possono essere prescritti anche antinfiammatori come il cortisone e i suoi derivati, farmaci associati a effetti collaterali significativi.
Oltre all'approccio farmacologico, sono disponibili altre opzioni terapeutiche, tra cui l'ossigenoterapia, che implica la somministrazione di ossigeno puro, e la riabilitazione respiratoria, che ha lo scopo di migliorare la respirazione e di conseguenza la qualità di vita.
Inoltre, per diminuire la probabilità di complicazioni, i pazienti con BPCO dovrebbero seguire un piano di vaccinazione regolare contro malattie come l'influenza e la polmonite da pneumococco.

 

Quali sono i sintomi da monitorare?

Un aspetto chiave del ruolo del caregiver è il monitoraggio dei sintomi del paziente, quali difficoltà a respirare, tosse persistente, qualche volta accompagnati da respiro sibilante e debolezza.

Come accorgersi se il paziente ha una riacutizzazione?

Una riacutizzazione della BPCO indica un aggravamento della condizione in cui i sintomi, solitamente sotto controllo grazie alla terapia farmacologica, diventano più evidenti. Prestare attenzione ai segnali di peggioramento dei sintomi che perdurano da almeno due giorni è fondamentale per intervenire tempestivamente contattando il medico curante.
 
Domande che possono aiutare a individuare la riacutizzazione:

  • Al paziente manca il fiato più del solito, soprattutto quando svolge attività che prima non davano problemi? Si sente più stanco?
  • La tosse è aumentata? È cambiata?
  • Ha il respiro sibilante?
  • Il paziente ha dolore al petto oppure avverte un senso di oppressione?
  • Sente il battito cardiaco accelerato?
  • Il muco è aumentato? Oppure ha cambiato colore o consistenza?
  • Il paziente fatica ad addormentarsi, ha mal di testa al risveglio o appare confuso?
  • Ha febbre o altri sintomi simil-influenzali?
  • Ha i sintomi del reflusso gastro-esofageo o difficoltà a deglutire che prima non aveva o aveva di meno?

 

Qual è il miglior supporto emotivo?

L'ansia e la depressione sono più comuni nelle persone affette da BPCO rispetto alla popolazione generale. L'ansia si manifesta attraverso una preoccupazione costante e aspettative negative così intense da interferire con la vita di tutti i giorni. Un attacco di panico è un improvviso episodio di paura o ansia intensa. La depressione è una grave condizione caratterizzata da una profonda sensazione di tristezza o vuoto che persiste per più di alcune settimane.
 
Le ricerche dimostrano che gestire l'ansia e la depressione può aumentare la capacità di seguire le terapie per la BPCO, migliorare la salute fisica e ridurre i costi ospedalieri. A volte, la miglior azione da intraprendere come caregiver è semplicemente ascoltare. Tuttavia, se si sospetta che il paziente possa rappresentare un pericolo per sé stesso, non bisogna esitare a contattare uno specialista.

 

In quale altro modo il caregiver può aiutare?

Il caregiver può inoltre svolgere un ruolo importante nel promuovere uno stile di vita sano:

  • aiuta il paziente a smettere di fumare;
  • organizza i pasti in modo che siano sani e bilanciati;
  • promuove lo svolgimento dell’attività fisica, in accordo con le indicazioni mediche;
  • aiuta a mantenere un ambiente pulito e arieggiato.

 

Quando chiedere un aiuto esterno alla famiglia?

Nel caso in cui la condizione del paziente peggiori o qualora il caregiver disponga di minor tempo da trascorrere con lui, può essere presa in considerazione l'opportunità di coinvolgere una figura esterna alla famiglia. La ricerca di tale assistenza potrebbe risultare complessa, ma una volta individuata la persona adatta si potrà garantire un adeguato livello di assistenza al paziente.

 

Anche il caregiver deve prendersi cura di sé stesso

L'assistenza a un caro affetto da BPCO può avere un impatto sulla salute mentale ed emotiva; è normale lottare a volte con sentimenti di rabbia, frustrazione e colpa. Per evitare di essere sopraffatti, è importante dedicare del tempo per prendersi cura della propria salute e del proprio benessere. E, nel caso persistessero sintomi di malessere emotivo, non esitare a chiedere consiglio al proprio medico di fiducia.

 

Quali sono le cause della BPCO?

Sono stati individuati diversi fattori di rischio:

  • predisposizione individuale, come l’asma e la carenza di un gene (alfa1-antitripsina);
  • fumo di sigaretta (attivo e passivo) ed esposizione a sostanze irritanti come silice e cadmio;
  • inquinamento atmosferico (smog e polveri sottili);
  • inquinamento domestico da emissioni di stufe, apparecchi elettrici o aria condizionata;
  • infezioni respiratorie come bronchiti, polmoniti e pleuriti.

 

Come si sviluppa?

Si possono individuare quattro stadi progressivi:

  • stadio 1: il paziente ha di frequente la tosse e produce catarro, ma la sua capacità di respirare è ancora normale;
  • stadio 2: il malato presenta una minima difficoltà a respirare, soprattutto camminando a passo sostenuto;
  • stadio 3: la difficoltà a respirare è più evidente, anche quando si fanno regolari attività quotidiane;
  • stadio 4: il paziente ha grande difficoltà a respirare e può presentare segni di insufficienza cardiaca o respiratoria.

 

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