Gli sbalzi glicemici, e in particolare un eccesso di zucchero nel sangue, possono causare importanti complicanze a carico di cuore, vasi sanguigni, reni, occhio e nervi. La principale causa dell’iperglicemia è il diabete, che costituisce quindi un fondamentale campanello d’allarme per diagnosticare la malattia.
Evidenze recenti portano a ipotizzare una stretta correlazione tra la variabilità glicemica e lo sviluppo di complicanze croniche del diabete; una correlazione che sembra essere ancora più stretta rispetto a quella con l’emoglobina glicata (HbA), che per lungo tempo è stato l’unico parametro correlato alla malattia.
Il modo subdolo di presentarsi e di evolvere contribuisce alla diagnosi tardiva del diabete, che viene spesso sottovalutato e trascurato. I segni e i sintomi del diabete di tipo 2 sono poco evidenti all’esordio, per cui la diagnosi può arrivare anche dopo anni dalla comparsa della malattia, in occasione di un semplice esame di routine. Una diagnosi precoce e una cura efficace sono invece molto importanti, in quanto possono ridurre il rischio di sviluppare complicanze a carico di altri organi.
Il rischio del danno d’organo: controllare la glicemia per proteggere cuore, reni, retina e nervi
Il monitoraggio costante nel tempo della glicemia può ridurre sensibilmente il rischio di sviluppare complicanze a livello di diversi organi che possono essere gravemente invalidanti o addirittura mortali.
Il danno d’organo è tanto maggiore quanto più lunga ed elevata è l’iperglicemia; talvolta i danni si manifestano prima del riscontro del diabete, per questo motivo le persone con predisposizione al diabete (familiarità, sovrappeso, stili di vita poco salutari) dovrebbero sottoporsi a periodici controlli.
Gli organi più a rischio sono l’occhio, il rene, il sistema nervoso e il sistema cardiovascolare. Diversi studi hanno dimostrato come l’impatto negativo della variabilità glicemica sui diversi organi sia mediato dallo stress ossidativo, ovvero dall’esposizione di cellule e tessuti a un eccesso di radicali liberi.
Cuore e reni: una strategia condivisa
Rispetto al resto della popolazione, le persone con diabete hanno una probabilità cinque volte maggiore di sviluppare patologie al cuore, responsabili di oltre la metà delle morti per diabete. Le principali complicanze cardiache correlate al diabete sono: angina, infarto, ictus, vasculopatia periferica, secondarie ad arteriosclerosi cerebrale e periferica.
Il mancato controllo della glicemia può provocare il restringimento dei vasi arteriosi, con conseguente scarsa irrorazione del cuore e quindi aumento del rischio di angina, infarto e di ictus se la riduzione del flusso di sangue riguarda il cervello.
Gli effetti del mancato controllo della glicemia coinvolgono anche altri organi come il rene, la cui capacità di filtrazione può ridursi progressivamente ed in maniera cronica (insufficienza renale) e in alcuni casi compromettere la funzione d’organo così tanto da richiedere la dialisi o il trapianto di rene (insufficienza renale terminale).
La necessità di controllare la glicemia diventa ancora più importante se si considera che tra cuore e reni esiste un legame fisiopatologico bidirezionale. Infatti, il mal funzionamento acuto o cronico di un organo influisce negativamente sulla funzione dell’altro. Questo fenomeno è oggi conosciuto come sindrome cardiorenale.
Occhio: la retinopatia diabetica
Gli elevati livelli di glicemia possono danneggiare i piccoli vasi sanguigni della retina, la parte posteriore dell’occhio che permette la visione, provocando così la perdita progressiva della vista, fino alla cecità.
La retinopatia è una malattia “silenziosa” che può svilupparsi a lungo senza sintomi evidenti, fin quando non interessa la macula; di solito insorge dopo almeno dieci anni di malattia diabetica, soprattutto quando la glicemia rimane a lungo poco controllata.
Una gestione adeguata della retinopatia diabetica può ridurre del 90% il rischio a 5 anni di sviluppare cecità; tuttavia, solo 1 paziente diabetico su 2 si sottopone a controlli regolari, che permettono di scongiurare l’avanzare della patologia e il rischio di perdere la vista.
Danno ai nervi
Alti livelli di glicemia possono creare danni diretti ai nervi o ai piccoli vasi sanguigni, causando danni al sistema nervoso periferico (neuropatia periferica). La neuropatia periferica, presente in 1 paziente diabetico su 2, si manifesta a livello dei piedi e delle gambe con formicolii, dolori, riduzione della sensibilità, prima delle dita dei piedi, poi di tutto il piede e quindi della gamba, fino alla comparsa di ulcere cutanee.
Se vengono invece colpiti i nervi che agiscono sugli organi interni, ci troviamo davanti alla neuropatia autonomica, che può colpire l’apparato digerente con diarrea o stipsi, nausea e vomito e gli organi genitali provocando impotenza negli uomini.
L’importanza dei controlli periodici nel paziente diabetico
I controlli periodici della glicemia si rivelano importanti per individuare possibili anomalie nell’andamento glicemico nel paziente diabetico.
L’emoglobina glicata, pur essendo universalmente considerata come il parametro di riferimento con cui valutare il raggiungimento di un buon compenso del diabete, sia di tipo 1 sia di tipo 2, riflette i valori medi di glicemia. Essa infatti risente della glicemia a digiuno e della glicemia postprandiale (GPP), ma non del numero, entità e morfologia delle variazioni glicemiche nel tempo, parametri che invece stanno emergendo come importanti componenti di rischio a carico d’organo.
Il monitoraggio continuo della glicemia, reso più facile e significativo dalla disponibilità del Continuous Glucose Monitoring (CGM), di recente introduzione, consente di valutare la glicemia durante la giornata e quindi di individuare le eventuali fluttuazioni della glicemia.
La gestione del diabete, quindi, non deve essere più mirata al solo raggiungimento del target dell’emoglobina glicata, ma è necessario mettere in atto strategie, farmacologiche e non, che consentano di ridurre le fluttuazioni glicemiche, al fine di limitare il rischio di complicanze e migliorare la qualità di vita del paziente.