In Italia sono circa 3,5 milioni i pazienti oncologici che vivono dopo una diagnosi di cancro. Di questi, un terzo è guarito e il 23% è in trattamento terapeutico: numeri che dimostrano l’efficacia delle terapie antitumorali innovative e sempre più personalizzate. Eppure, c’è un dato allarmante che preoccupa: il 20% dei pazienti oncologici muore per malnutrizione, non per il tumore.La malnutrizione, infatti, ha un impatto negativo non solo sulla qualità di vita del paziente con cancro, ma anche sulla sua capacità di tollerare i trattamenti antitumorali, con conseguenze significative sulla sopravvivenza.
Va detto che la malnutrizione non è una conseguenza ineluttabile del tumore e non è neppure un effetto collaterale inevitabile delle terapie antitumorali. La malnutrizione è almeno in parte prevenibile e reversibile attraverso un adeguato approccio nutrizionale che andrebbe impostato dopo un’attenta valutazione da eseguirsi fin dalla diagnosi e per tutto il percorso terapeutico del malato oncologico.
Purtroppo la consapevolezza del problema malnutrizione in oncologia e delle sue conseguenze è ancora molto bassa sia tra gli operatori sanitari sia tra i pazienti, per questo è importante parlarne e capire cos’è, i fattori di rischio e cosa si può fare per prevenire la sua insorgenza e le conseguenze correlate.
Cos’è la malnutrizione
La malnutrizione è una condizione di impoverimento delle riserve energetiche, proteiche e di altri nutrienti dell’organismo tale da compromettere lo stato di salute e aumentare il rischio, nelle sue forme più gravi, di complicanze e mortalità.
Gli studi dimostrano che oltre il 70% dei pazienti affetti da cancro è affetto da malnutrizione, con incidenze che variano in funzione della sede interessata:
● fino all’85% dei pazienti con tumori gastrici e pancreatici;
● circa nel 50% dei pazienti con tumore a colon, polmone e linfomi più aggressivi;
● nel 31-39% dei pazienti con cancro del colon-retto in procinto di essere sottoposti a chirurgia;
● il 20% circa delle pazienti con tumore alla mammella è malnutrito3B e la prevalenza risulta direttamente correlata all’età (32% delle pazienti over 70);
● il problema è ancora più evidente nei pazienti con tumore metastatico.
La perdita di peso rappresenta il primo e anche il più frequente segno dell’evoluzione del paziente verso un quadro di malnutrizione. L’entità della perdita di peso ha un significato prognostico importante, specialmente se avviene prima di un trattamento chirurgico, radioterapico o chemioterapico.
La perdita di peso viene definita malnutrizione quando l’indice di massa corporea (BMI) scende sotto il valore 18,5 oppure quando si osserva una perdita di peso involontaria significativa (>10% del peso abituale o >5% in un periodo di 3 mesi) unitamente a un BMI <20 kg/m2 o <22 kg/m2 in funzione dell’età (rispettivamente con età < o > a 70 anni).
Malnutrizione è anche sovrappeso
La malnutrizione nel paziente oncologico non significa solo perdere peso (malnutrizione in difetto), ma anche ingrassare (malnutrizione in eccesso), con deposito di massa grassa e non di massa magra muscolare.
La malnutrizione in eccesso è un problema spesso presente nelle pazienti trattate per tumore alla mammella o nei pazienti trattati per tumore alla proposta e rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di sindrome metabolica o di recidiva di malattia.
Le cause della malnutrizione nel paziente oncologico
Le cause della malnutrizione nel paziente oncologico sono diverse e derivano da:
● alterazioni causate dal tumore che riguardano l’organo o i tessuti colpiti (ostruzione, malassorbimento, diarrea, vomito) ma anche l’intero organismo con conseguente produzione di sostanze che alterano il metabolismo (catabolismo proteico);
● reazione fisica e psicologica del paziente al tumore, che può indurre anoressia e alterazioni del metabolismo
● effetti collaterali delle terapie antitumorali. Le terapie antitumorali (chemioterapia, radioterapia, immunoterapia) possono ridurre l’appetito e ostacolare l’alimentazione del paziente generando debolezza muscolare, favorendo l’insorgenza di nausea e vomito, la comparsa di ulcera della bocca e anche alterazioni delle mucose gastrointestinali.
Questo complesso di reazioni può causare una condizione di anoressia, con conseguente perdita di peso. Se non si adottano misure adeguate può subentrare anche la cachessia, la condizione più estrema della malnutrizione, di cui soffre fino all’80% dei pazienti con tumori in stadio avanzato. Si tratta di un complesso stato, metabolico che porta all’esaurimento irreversibile e nefasto delle riserve energetiche, sia adipose sia muscolari.
Conseguenze della malnutrizione nel paziente oncologico
Le conseguenze della malnutrizione nel paziente oncologico sono tutt’altro che trascurabili, tanto da aver portato a definire la malnutrizione “malattia nella malattia”.
Diversi studi dimostrano che la malnutrizione del paziente oncologico prolunga il tempo di permanenza in ospedale dopo gli interventi chirurgici, aumenta il rischio di complicanze post-operatorie, il rischio di sviluppare tossicità durante i trattamenti oncologici attivi e la conseguente necessità di interromperli o ridurne l’intensità (con potenziale riduzione dei tassi di risposta), il rischio di morte e inoltre concorre a peggiorare lo stato funzionale del paziente con un deterioramento significativo della qualità di vita.
La nutrizione è un diritto del paziente oncologico
Grazie alla crescente consapevolezza del problema malnutrizione nel paziente oncologico, per mano della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) in collaborazione con l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo (SINPE), è nata la “Carta dei Diritti del Malato Oncologico all’Appropriato e Tempestivo Supporto Nutrizionale” per consentire al paziente di essere informato, consapevole e proattivo. Questo documento ha costituito la base per la pubblicazione, da parte del Ministero della Salute, delle “Linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici” per garantire al malato oncologico la valutazione tempestiva dello stato nutrizionale e la corretta gestione della terapia di supporto, partendo dal counselling nutrizionale fino alla nutrizione artificiale, quando necessaria.
Valutazione dello stato nutrizionale
Tutti i pazienti dovrebbe essere sottoposti fin dalla diagnosi a screening nutrizionale, una procedura semplice basata sull’utilizzo di questionari e la rilevazione di alcune misure, come peso e altezza, allo scopo di identificare i soggetti a rischio di malnutrizione e inviarli alla successiva valutazione nutrizionale specialistica e più approfondita, da ripetere durante l’intero percorso diagnostico-terapeutico.
La valutazione nutrizionale consiste in una procedura articolata e standardizzata che utilizza informazioni della storia clinica, dell’esame obiettivo, della composizione corporea, di laboratorio e funzionali. La valutazione dello stato di nutrizione è di fondamentale importanza per l’elaborazione del piano nutrizionale personalizzato.
Malnutrizione: cosa fare
Evitare il fai-da-te, anche se in queste condizioni è spesso la prima scelta. Non esistono alimenti che possano o non possano essere consumati quando si è ricevuta una diagnosi di tumore. L’importante è seguire un’alimentazione adeguata per mantenere un buono stato di nutrizione.
C’è chi evita gli zuccheri, chi la carne rossa e i formaggi a vantaggio degli alimenti di origine vegetale. Chi si autoprescrive vitamine e antiossidanti durante le terapie.
La situazione è complessa ed è importante comprendere che non si deve fare da soli e soprattutto è bene intervenire sulla dieta fin quando possibile con un approccio personalizzato fin dall’inizio delle cure. Ma quando il paziente fatica ad alimentarsi, anche per cause diverse dalla malattia oncologica, può essere necessario ricorrere alla nutrizione artificiale con la somministrazione di nutrienti nel tratto gastrointestinale (nutrizione enterale) o direttamente nel torrente circolatorio (nutrizione parenterale).
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